Note Critiche

 


 

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Alfredo  Raponi

 

“La pittura dell’artista  umbro si compone e si assembla come una  sorta di radiografia  dei suoi impulsi interiori,  delle  sue    emozioni  e  delle  sue intuizioni che si riverberano con vigorosa carica espressiva e comunicativa sulle superfici dei suoi lavori. Il suo stile pittorico assume tensioni ed assonanze in cui la forma vive e vibra nell’attimo di una sintesi espressiva, di tempo e di spazio, per definire e determinare un personalissimo stile che sussiste nel ritmo energico ed impulsivo di linee, macchie, materia, applicazioni che risuonano in un’atmosfera che, da circoscritta e definita risulta per divenire cosmica dove ogni riferimento all’elemento figurativo classico è trasfigurato e soggettivizzato.”

 Luciano   LEPRI

Critico d'arte


 

 

 

 

Opera terza classificata al concorso Nazionale di Pittura Contemporanea "PREMIO CUPRA  2007"

 

 

SCOGLI e SABBIE

 

polimaterica , 2007 

cm. 50 x 60

 

 

 

“Interessante la struttura tecnica, materica e poetica del percorso creativo dell'immagine nella sua completezza di messaggio”

 

 

la commissione giudicatrice del Concorso Nazionale di Pittura Contemporanea “Premio Cupra 2007” composta dai signori:

Prof. Paolo Benvenuti,  Prof. Marangoni Giorgio,  Prof. Tonino Ticchiarelli,  Prof. Torquati Giuseppe,  Ing. Ennio Sanguigni.


 

 

 

 

Opera prima classificata al Primo Concorso di Arte Pittorica Manini Prefabbricati 2005.

 

Maestà Contadina

maggio 2005

polimaterica  legno e vetro / tela su tavola

cm. 40 x 80

 

 

Eterogeneita’ tra passato e presente

Libera L’Arte è una manifestazione che ha una valenza particolare e decisamente apprezzabile. Oltre alla funzione puramente espositiva, il concorso organizzato dall’azienda Manini Prefabbricati permette di testare le tendenze, i linguaggi, nonché le preferenze pittoriche coltivate in una cerchia di artisti piuttosto ampia e selezionata in modo del tutto eterogeneo, avendo ottenuto una partecipazione quasi capillare nell’ambito di un’area geografica piuttosto estesa. La varietà di stili è l’aspetto che per primo colpisce il visitatore, che si trova dinanzi ad una molteplicità di immagini connesse a forme espressive in alcuni casi anche opposte, sebbene in grandissima parte memori di grandi lezioni mutuate dal passato, più o meno prossimo. All’eterogeneità di tecniche è invece legata una seconda osservazione che uno spettatore attento si trova a dover fare. Dominante risulta la pittura ad olio su tela, che affiancata anche da tecniche più “moderne”, come ad esempio l’uso degli acrilici, costituisce comunque un modus connesso alla tradizione e che, come tale, si oppone alla novità di tecniche molto attuali, testimoniate invece dall’immagine digitale, realizzata con il computer. Protagonista della mostra è il linguaggio figurativo, che trova espressione in modi diversi, partendo dalla tradizionale natura morta per arrivare al paesaggio, alla rappresentazione di un interno, senza escludere il nudo e il ritratto, entrambi capisaldi di una corretta formazione artistica. Straordinario in questo senso è l’accento ironico del quadro intitolato Addio al celibato di Francesco Rosi, realizzato ad olio su compensato e classificatosi al secondo posto. Recuperando il doppio ritratto di stampo rinascimentale, i volti dei due protagonisti diventano estremamente contemporanei nel iper-realismo che caratterizza entrambi in una sorta di latente adesione ai “modem anti modemnist artists”. Un’inclinazione classica, che si riflette anche nella scelta della cornice. L’episodio narrativo è circoscritto all’espressione, da un lato naturalistica, e dall’altro, non priva di significato interiorizzante, dei due amici colti in un attimo di incontrollata allegria.

Decisamente più complessa è però la composizione del dipinto Maestà contadina di Alfredo Raponi, giudicato giustamente degno del primo premio. Sebbene esso rientri appieno nell’ambito del figurativo, va sottolineato come la complessità dell’insieme sia dovuta all’abbinamento dell’icona posta in basso e del paesaggio che funge da sfondo, nell’illusione spaziale di aprirsi dietro un muro “infiammato “dal riverbero Pittura plein air, di chiara ascendenza post-impressionista e immagine popolare contadina, riferita alla vita dei campi e che centralizzata nella parte inferiore della composizione funge da antico tabernacolo, celebrandone la sacralità, sono quindi gli elementi di un’immagine articolata e bene strutturata. Ottimo appare quindi il risultato prospettico, accentuato nell’effetto volumetrico dall’utilizzo di una tecnica a ricamo, non troppo dissimile dalla tecnica à cuir repoussé, adoperata in antico per i motivi decorativi dei tessuti. Non estraneo al ready made di Bruno Ceccobelli, il dipinto rivela di esprimere una ricerca concettuale, non priva di simbolismi prossimi ad una spititualità dal sapore popolare.

 Composizione spaziale altrettanto meritoria di encomio è quella del terzo classificato, Bottiglia verde con arancia di Guglielmo Anniballi. Esponente di una radicata tradizione novecentesca, il dipinto, rigorosamente ad olio su tela e dotato di una pennellata a campiture distese, consacra un linguaggio intramontabile, rendendo piacevole l’immagine nel suo insieme armonico. Sebbene non classificati, molti altri sono i dipinti da menzionare, se non altro per le capacità tecniche e in alcuni casi anche per la grafica. Fermo restando che nel variegato panorama della mostra non manca il linguaggio materico, ugualmente a declinazioni surrealiste e a posizioni metafisiche, degno di menzione speciale è Ecce Homo di Alessandro Pierattini, trittico che in sequenza affronta in chiave attuale il difficile tema della Passione di Cristo, con riferimenti all’immagine dell’uomo/ distorta e sfigurata, sull’esempio di Francis Bacon, grazie all’abilità del segno, che diviene strumento per  esprimere la drammaticità del mondo umano.

 

Dott.ssa LILETTA FORNASARI      

Docente di Storia dell'Arte Toscana, Università di Siena,

Critica d'arte e Curatrice di Esposizioni nazionali ed internazionali;
 

 

 

 

 

Relitto sommerso

febbraio 2002

polimaterica su tela su tavola

cm. 50 x 50

   

Alfredo Raponi

 

"Alfredo Raponi è nato a Foligno, dove vive e lavora, l’8 settembre 1948. Seguiti gli studi classici, si è laureato in architettura nel 1971 ed attualmente insegna Storia dell’Arte. Svolge attività artistica dal 1963 partecipando a rassegne, premi e collettive a carattere nazionale ed internazionale.

 

 

In “Relitto sommerso” l’efficace artista folignate, trasportandoci nelle profondità marine, ci ha voluto ricordare  come l’acqua sia anche la tomba di tutte le cose dell’universo, come l’acqua sia la gelosa custode delle bellezze e delle miserie umane, sia lo scrigno capace di conservare memorie, momenti e creatività di mondi e civiltà che, forse, non avrebbero più avuto visibilità e conoscenza: il tutto grazie ad una materia che, innervandosi nella tela, si fa memoria e mito, realtà e sogno, concretezza ed evanescenza." 

  Luciano Lepri

Critico d'arte

 

 

 


 

 

Fucina Primordiale - febbraio 2004

Polimaterica su tela su tavola

cm. 60 x 60

 

 

"Un rapporto da sempre difficile quello dell’artista con il Fuoco.

Controverso. Anche per Alfredo Raponi, impegnato oggi come non mai a dinamizzare gli Elementi.

Raponi guida con maestria i movimenti della Terra, sovrappone gli strati, compatti al loro interno ma suscettibili di slittare l’uno sull’altro, come i piani di grafite nel carbone.

Quali colate di vetro improvvisamente raffreddate, campi, colline, stagni si mostrano immobili in un silenzio instabile, in attesa di qualcosa che li sposti lentamente, con discrezione.

Ma il fuoco irride le prospettive e scoraggia ogni intento di rappresentazione, ed allora Raponi pone una condizione di vincolo, intrappola l’orgia cinetica in un sistema isolato.

Nella fucina primordiale il popolo dei nani lavora, Alberico batte il ferro e lo piega come piegherebbe il mondo se potesse uscire da lì, ma la fucina ha pareti adiabatiche dove il fuoco si infrange ed il calore è riflesso.

Fuori domina la Terra.

Il fumo carbonioso si muta in graziose chiome arboree nell’abbraccio con l’Aria.

Ma l’artista da che parte sta?

Cosa nasconde Raponi nella borsa, la lira di Orfeo o il flauto di Dioniso? "

Foligno, 25 marzo 2004                                                                                   

                                                         Prof.    Savino Savini

 

 

 


 

Suggestione Barocca

Aprile 2005

polimaterica su tela su tavola

cm. 40 x 80

 

 

 

 

Secondo un procedimento che gli è caro, Alfredo Raponi dirotta su una comoda strada il viandante che si accinge a percorrere il suo quadro . All’uscita dall’unica curva questi si trova però improvvisamente al cospetto del vero protagonista dell’opera, ed allora la   “suggestione barocca”  dell’artista inquieto si stampa negli occhi del viandante, il quale viene lentamente risucchiato nella dimensione onirica del Giardino barocco.

  Percorso da una vibrazione nervosa che lo scuote, preda del tremito endemico che ammicca e minaccia, il viandante riconosce il recinto esterno che il Vasanzio lasciò in pasto alla natura a villa Borghese.

  Ovunque sono visibili i segni di una lotta antica fra Bakunin e il Bramante.

  Di cosa dovremmo parlare ora, o viandante ?

  Di Pietro da Cortona e dei suoi putti strappati al quotidiano offizio ?

  Di veli materici ?

  Di quinte architettoniche ?

  Di negazione degli spazi chiusi ?

  Di arretramento dei piani di lavoro ?

  Di ruvidezze e setosità di campiture ?

  Di trasparenze e luminosità paradossali ?

  Tacciamo, viandante .

  Ascoltiamo la voce dell’inquieto artista che muove l’opera su fronti d’onda dove si bilanciano in urla compresse Mistral e Libeccio .

T   Tutto il resto, cioè la memoria storica del Barocco, direbbe Verlaine, “è letteratura” .

 

                                                              Prof.  Savino  Savini

 

 

 

 

CLINAMEN

 

                                Fanciulli fluttuano nell’algida aurora.

                                Tempo per se non est.

                                Architetto dei fili, ti prego, rinforza i contorni;

                                di soli contorni è la loro vita.

                                In silenzio ascoltiamo il clinàmen:

                                fa che sia solo un palpito la declinazione.

                                E’ Pan che soffia: armonici flautati

                                rovesciano le chiome

                                di ginepri argentati.

                                L’oro stillato dal cielo impregna la roccia etnea,

                                l’artista è inquieto.

                                Pronubi invadono plantule

                                e i cespitosi del serraglio.

                                Segui fiducioso il tremolo dei pennelli;

                                punta di fioretto, archetti di violoncelli.

                                La vibrazione effonde con raddoppio all’ottava

                                l’artista è inquieto, il pennello scava.

 

 

                                                                    Prof.  Savino  Savini

 

 

 

 

 


 
 

 Nella esposizione abbiamo avuto modo di ammirare gli esempi più felici della paesaggistica e del collage di questo artista. Egli infatti dimostra soprattutto nel paesaggio già una eloquente e piena maturità nel sentire gli aspetti più alti e profondi della spiritualità del paesaggio umbro : ed espressione di questo sentimento è appunto il colore abilmente trattato nei suoi effetti plastici e cromatici.

   Inquadrare con una certa precisione il Raponi nell’ambito di una corrente, sarebbe arduo. Un certo accostamento si può semmai vedere con i moduli artistici divisionisti, accostamento però che non si esplica in forme rigidamente intese, ma che anzi si anima delle intuizioni e delle emozioni impressioniste: paesaggio in conclusione inteso attraverso la pastosità del colore, più che attraverso la forma e calato sullo sfondo di una natura pur essa armonicamente  intesa con il colore.

 

 Il Messaggero 07.11.1965

 

 

 


 
 

 

 Il quadro di Raponi illustra uno dei motivi ispiratori fondamentali nella vita spirituale e poetica di Johannes Joergensen :il paesino di Rocca S.Angelo, “perso tra i monti umbri” in una coincidenza pittorico-letteraria davvero significativa.

 

Il Messaggero 07.09.1966

 

 

 


 
   

 

 
 

 

Realtà e Trascendenza nella pittura religiosa  di  Alfredo Raponi.

 

  La conoscenza della creatività artistica di Alfredo Raponi è un incontro straordinario, aggressivo : le sue opere sono presenze cariche di una tensione fortemente poetica. L’artista non indugia alla esteriorità del gusto, ma avendo sempre qualcosa da dire, sospinto da una vera fantasìa, rinnova costantemente il suo linguaggio sino ad arrivare a quello attuale che riveste un’importanza notevole nella sua opera..

  E’ il momento religioso in cui il Raponi percepisce dietro la varietà del mondo oggettivo una totalità silenziosa, il mistero di una realtà non oggettiva, alla quale vuole dare un volto, un nome. Forse per questo deforma figure e oggetti  per renderne la tensione interna.

  L’esigenza di condurre all’esterno certi contenuti fantastico-emotivi lo ha portato ad una progressiva chiarificazione di due ordini di media  necessari alla visualizzazione :

media-cromatici, media-simbolici (forme simbolo).

  La forma simbolo entra nella campitura cromatica con valore puramente segnico, così come può definire tale campitura.

  Lo studio accurato della composizione gerarchica di questi  mezzi visivi ( mai l’uno è in sottodine all’altro) è conseguente a quella esigenza col raggiungimento di una reciproca chiarificazione.

  Il ciclo delle opere che trae ispirazione da episodi della vita di Cristo, realizza questi intendimenti forse meglio di qualsiasi altra opera precedente. Gli episodi non sono oggetto di trascrizione meccanica, ma di assimilazione partecipe e ricostruzione da parte dell’autore sulla base di un linguaggio che vede comporsi le presenze cromatiche e segnico-simboliche in una estrema varietà di situazioni spazio-temporali.

  Ma aldilà di questa ricerca c’è il contenuto che rende interessante il nuovo ciclo.

  Nella sua pittura religiosa il Raponi ha voluto dare una interpretazione del mistero della Redenzione attraverso il colore: suscitare delle sensazioni mistiche, accostare la sua anima all’offerta del Cristo per cercare nel silenzio l’approdo ad una luce più illuminante.

  Questa pittura, niente affatto inquinata dalla angoscia esistenziale di moda, è contraddistinta da un palese e forte richiamo alla trascendenza. Si inserisce nel mistero per coglierne, attraverso il colore, le ragioni profonde che diano una risposta ai tanti perché dell’uomo.

  Nessun accento di tormento, di crisi, di ribellione al mistero stesso: Raponi è umbro, folignate, e il misticismo ce l’ha nel sangue. Così la sua pittura, questa in particolare, sembra un felicissimo connubio tra la tradizione mistica della sua regione e la concezione di una pittura verace, che dà una risposta alla nostalgia di un Henri Matisse e del fauvismo per i colori puri e autentici, per le gradazioni senza mescolanza e per i veri contrasti ben marcati.

  In lui il colore diventa il vero linguaggio del quadro. Colori sapienti che hanno le audacie di un Bonnard, giochi impeccabili e temerari al tempo stesso di viola, verdi, azzurri, rossi…

  Nell’Annunciazione, delicato inno alla speranza dell’umanità, il verde domina nelle sue più impensate sfumature. E’ il progressivo cammino dell’uomo verso una realtà che sembrava solo sogno.

  La luce esplode nel quadro dell’Incarnazione in un impeto di giallo che si  illumina intenso come una spera di sole in cielo terso. Toni pieni di musicalità sullo sfondo della Freude Choral. L’uomo è libero. Ma quel giallo luminoso si accresce di vigore ed è vermiglio cupo in una pagina di sangue : la strage di Betlemme.

  La Passione, uno sfolgorìo di rossi: e l’eccezionale Cristo che suda sangue nel Getsemani, è un istante eterno colto con intima pateticità.

  La presenza continuativa del Cristo nella storia umana con l’istituzione della Chiesa, si proietta in un azzurro sconfinato ove spazio e tempo divengono, in armoniosa sintesi, infinito ed eterno, di poetica squisitamente leopardiana.

  Pittura difficile, senz’altro, ma non cervellotica, astrusa, arida: pittura nuova, d’avanguardia, che riesce però a stabilire un dialogo tra l’artista e chi osserva.

  Pittura nuova ove le figure non hanno che un valore complementare: sono un momento creativo della composizione. Richiamano il fatto e gli danno quel valore trascendente che ogni atto religioso ha in sé, ed è la sua forza peculiare.

  La forza misteriosa di questa sinfonia di colori è che costringe l’uomo a pensare, lo immerge nel mistero religioso per richiamarlo alla realtà del dramma esistenziale.

  Così la Cappella privata del Collegio “Alla Querce” di Firenze di cui il polittico fa parte, è diventata un ambiente in cui pregare non è più effetto di un ordine perentorio, ma un moto spontaneo dell’animo, la risposta ad una necessità interiore che qui diviene vita dello spirito.

 

Prof.  Giuseppe  Moretti

 

 

 


 
   

  Il pittore Raponi lavora con l’orgasmo di un impressionista e la certosina pazienza di un orefice (si notino i collages!).

  Niente di dolciastro o di astratto, ma arte concreta, diremmo fatta con la creta, solida, in cui i paesaggi hanno una corposità, la ruvidezza della realtà, anche se spesso non bella.

  E che si tratti di arte, di vera arte, e non di una infatuazione più o meno esteriore, ce lo confermano proprio i suoi quadri esposti all’ammirazione di quanti amano l’arte e questi quadri restano apert come finestre sulla vita e sul mondo, quello moderno, con tutte le sue luci e tutte le sue ombre.

Silvio   Simonelli